A volte mi viene un dubbio ed insieme a questo dubbio arrivano a ruota libera un triliardo di pensieri.
Mamma o carriera? Oppure mamma e carriera?
Quando Tia è nato non ho avuto dubbi: mamma e lavoro.
Devo precisare che non sono mai stata una donna in carriera.
Ho sempre pensato che fosse giusto continuare a lavorare, ad avere contatti con adulti che non fossero solo Homer J.. Diciamo che sentivo la necessità di continuare ad avere una sorta di vita sociale. Per non parlare del fatto che comunque, con uno stipendio solo, non avremmo potuto andare avanti.
Così, una volta nato Tia, ho chiesto il part-time. La mattina ognuno alle sue occupazioni ed al rientro la famiglia torna piano piano a ricomporsi: mamma torna dal lavoro, va a prendere il piccino al nido e la sera arriva papà.
Magari stringiamo un po' più la cinghia, ma è sembrato a tutti il miglior compromesso.
So bene che non tutte le famiglie possono permettersi uno stipendio dimezzato, quindi spesso non si tratta di una questione di scelta ma di pura necessità.
Poi ci sono mamme che per la carriera ed un ottimo stipendio non vedono i propri figli per giorni e notti e riescono a ritagliarsi anche dei momenti solo per se stesse. Persone che amano il loro lavoro ed il loro stile di vita.
I loro bimbi non soffrono della mancanza di mamma e papà, anzi! Coi nonni stanno alla grande! Queste mamme e questi papà, quando ci sono, danno ai loro figli tutto l'affetto del mondo e, dicono i pediatri, ai piccoli bastano anche pochi minuti passati con i genitori, l'importante è che siano pochi minuti di qualità.
A questo punto mi chiedo cosa sia meglio per un figlio: avere più possibilità economiche ma vedere meno i propri genitori, o viceversa?
Tia, quando i suoi amici avranno delle cose che lui non avrà, si sentirà inferiore? Oppure non gliene fregherà niente e adorerà gli sforzi che ora stiamo facendo per non fargli mancare niente?
Ci rinfaccerà di dover rinunciare all'ultima versione di Playstation o ci ringrazierà per aver fatto determinate scelte?
Adesso come adesso non possiamo saperlo. Probabilmente ci saranno momenti in cui ci ringrazierà ed altri in cui ci detesterà.
Io intanto cerco di passare tanto tempo di qualità con lui: giochiamo, facciamo lavoretti, andiamo a spasso, parliamo, litighiamo, ci scambiamo coccole e piccoli punti di vista.
Ho messo da parte il mio terrore di volare per aprirgli la mente a nuove esperienze e culture.
L'abbiamo iscritto al nido perché possa fare piccole ma basilari esperienze di vita.
Ho aperto un blog perché da grande, rileggendolo, possa ricordare tanti piccoli grandi avvenimenti e possa comprendere ed apprezzare tante piccole grandi scelte fatte pensando solo a lui.
Mamma o carriera? Oppure mamma e carriera?
Quando Tia è nato non ho avuto dubbi: mamma e lavoro.
Devo precisare che non sono mai stata una donna in carriera.
Ho sempre pensato che fosse giusto continuare a lavorare, ad avere contatti con adulti che non fossero solo Homer J.. Diciamo che sentivo la necessità di continuare ad avere una sorta di vita sociale. Per non parlare del fatto che comunque, con uno stipendio solo, non avremmo potuto andare avanti.
Così, una volta nato Tia, ho chiesto il part-time. La mattina ognuno alle sue occupazioni ed al rientro la famiglia torna piano piano a ricomporsi: mamma torna dal lavoro, va a prendere il piccino al nido e la sera arriva papà.
Magari stringiamo un po' più la cinghia, ma è sembrato a tutti il miglior compromesso.
So bene che non tutte le famiglie possono permettersi uno stipendio dimezzato, quindi spesso non si tratta di una questione di scelta ma di pura necessità.
Poi ci sono mamme che per la carriera ed un ottimo stipendio non vedono i propri figli per giorni e notti e riescono a ritagliarsi anche dei momenti solo per se stesse. Persone che amano il loro lavoro ed il loro stile di vita.
I loro bimbi non soffrono della mancanza di mamma e papà, anzi! Coi nonni stanno alla grande! Queste mamme e questi papà, quando ci sono, danno ai loro figli tutto l'affetto del mondo e, dicono i pediatri, ai piccoli bastano anche pochi minuti passati con i genitori, l'importante è che siano pochi minuti di qualità.
A questo punto mi chiedo cosa sia meglio per un figlio: avere più possibilità economiche ma vedere meno i propri genitori, o viceversa?
Tia, quando i suoi amici avranno delle cose che lui non avrà, si sentirà inferiore? Oppure non gliene fregherà niente e adorerà gli sforzi che ora stiamo facendo per non fargli mancare niente?
Ci rinfaccerà di dover rinunciare all'ultima versione di Playstation o ci ringrazierà per aver fatto determinate scelte?
Adesso come adesso non possiamo saperlo. Probabilmente ci saranno momenti in cui ci ringrazierà ed altri in cui ci detesterà.
Io intanto cerco di passare tanto tempo di qualità con lui: giochiamo, facciamo lavoretti, andiamo a spasso, parliamo, litighiamo, ci scambiamo coccole e piccoli punti di vista.
Ho messo da parte il mio terrore di volare per aprirgli la mente a nuove esperienze e culture.
L'abbiamo iscritto al nido perché possa fare piccole ma basilari esperienze di vita.
Ho aperto un blog perché da grande, rileggendolo, possa ricordare tanti piccoli grandi avvenimenti e possa comprendere ed apprezzare tante piccole grandi scelte fatte pensando solo a lui.
2 commenti:
Mia madre ha sempre lavorato e i miei ricordi di infanzia sono per lo più con lei, quando facevamo i biscotti e il gelato con la macchina a manovella (una roba anticaaa a pensarci ora).
Ora da mamma che tra un pò torna a lavorare mi chiedo quanti sforzi abbia fatto lei a lasciarci coi nonni. Però davvero, potendo è meglio non rinunciare alla propria autonomia.Senz'altro anche Tia si ricorderà dei lavoretti che fate insieme! E quello coi nonni è un rapporto unico!
L'importante è cercare di fare sempre quello che ci sembra il meglio per loro. Sperando di lasciargli, oltre a tanti insegnamenti, anche dei bei ricordi di cose fatte insieme.
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